Guida alla città di Prato
La città di Prato è rinomata come importante centro per la lavorazione tessile e laniera, attività praticata fin dal medioevo. L'aspetto turistico attrattivo della città è di un certo rilievo, poiché qui si trovano monumenti di grande interesse storico ed artistico.
Il centro storico di Prato è ricco di edifici di pregio: vi si trovano il Castello dell'Imperatore, unica testimonianza di architettura sveva dell'Italia centro-settentrionale, il Duomo in stile romanico-gotico (del XII-XIV secolo) dove sono conservati gli splendidi affreschi di Filippo Lippi, le chiese di San Francesco e di San Domenico, la Basilica di Santa Maria delle Carceri, il Palazzo Comunale, il Palazzo Pretorio e Palazzo Datini.
Prato è sede di importanti musei come il Museo del Tessuto, in cui sono raccolte testimonianze della storia tessile della città, il Museo dell'Opera del Duomo e il Museo di Pittura Murale; di notevole interesse è il Centro per l'Arte Contemporanea "Luigi Pecci", con una collezione permanente composta da opere dei maggiori artisti degli ultimi 30 anni.
Storia di Prato
Prato è una città con origini storiche antiche: la zona corrispondente all'odierna città, ha visto l'insediarsi di popolazioni quali i liguri, gli etruschi e i romani. La storia di Prato è stata segnata dall'influenza della dominazione fiorentina, motivo fondante dei diversi scontri di natura politica e istituzionale, che hanno visto il contrapporsi delle due città fin dal trecento.
Dal 1992, Prato ha ottenuto l'autonomia da Firenze (provincia di cui faceva parte) ed è oggi una provincia autonoma.
La storia di Prato:
- Dal VI secolo d.C. al XIV secolo
- Dal XV secolo al XVIII secolo
- Dal XVIII secolo al XIX secolo
- Il Novecento
Dal VI secolo d.C. al XIV secolo
La storia della città di Prato inizia, di fatto, con l’invasione dei Longobardi nel VI sec. d.C., che si stanziano nella Val di Bisenzio e nella zona di Montemurlo, anche se pare accertato che la zona fosse già abitata nel paleolitico e in seguito da liguri, etruschi (VII-V sec. a.C.) e infine i romani. Nell’area incentrata sull’odierna piazza del Duomo, va formandosi, appunto, in epoca romana il «pagus Cornius», centro politico, religioso e commerciale di una zona ampiamente colonizzata nel periodo sillano.
La guerra goto-bizantina del VI sec. d.C. provoca la distruzione di questo abitato, ma si ricostituisce col Borgo al Cornio, l’antica patria. La prima notizia del Borgo al Cornio, è riportata in un documento dell’874 che risulta “actum a loco Cornio finibus Pistorii”; in altro documento del 994 si accenna a un “burgo prope...ecclesia Sancti Stephani” che ben sappiamo essere la pieve del Borgo al Cornio.
Il Borgo giunge ben presto a notevole importanza, racchiudendo entro le sue fortificazioni chiese, battistero, «corti» che amministrano la campagna. Nella seconda metà dell’XI sec. si riuniscono a formare la città due nuclei abitativi distinti: il Borgo al Cornio (corrispondente a quattro strade, incrociate a scacchiera, appena a sud dell'attuale Piazza del Duomo nei pressi del quale doveva già esistere l’antica pieve di Santo Stefano) e il castello di Pratum (poi castello dell’Imperatore) dei Conti Alberti, che sorge poco distante e che attribuisce il nome alla città.
Nello stesso periodo viene conclusa l'opera di bonifica della Piana e la costruzione del sistema idrico, che regola il corso del fiume Bisenzio (grazie alla pescaia detta Cavalciotto, presso Santa Lucia, tuttora esistente), e ne incanala le acque in una fitta rete di gore, che servivano per far funzionare le gualchiere, vale a dire gli opifici tessili.
La popolazione pratese si dà una forma governativa autonoma: il Comune, affidato a consoli e podestà, eletti in carica per sei mesi. Per due secoli Prato conosce una forte espansione urbana (vengono quasi raggiunti i 15000 abitanti), dovuta alla fiorente industria della lana e alla forte devozione verso una reliquia appena giunta: la Sacra Cintola.
L'urbanizzazione è testimoniata dalla necessità di costruire due nuove cerchie di mura, una intorno alla metà del XII secolo e l'altra a partire dal 1300. Nello stesso periodo, Prato è al centro di accanite lotte di fazione tra guelfi e ghibellini, e subisce la scomoda e invadente vicinanza di Firenze che ne determina anche la vita politica e istituzionale.
Persistendo la minaccia fiorentina, Prato decide nel 1313 di offrire la Signoria perpetua della città a Roberto d’Angiò che pretende gravosi oneri; a nulla vale la missione pacificatrice del cardinale Niccolò da Prato, discendente della nobile casata feudale degli Alberti. Il pesante dominio angioino, provoca nel 1340 una sollevazione popolare contro il Vicario Regio, e nei successivi eventi prevale la famiglia Guazzalotti. Le mire di Firenze si ridestano prendendo a pretesto una controversia penale. Prato cade così sotto il dominio fiorentino nel 1350.
Fra Prato e Firenze non correva buon sangue, lo documenta anche Dante nella Divina Commedia, nella sua invettiva contro Firenze (Godi, Fiorenza...), dove ne profetizza l'imminente declino:
« Ma se presso al mattin del ver si sogna,
tu sentirai di qua da picciol tempo
di quel che Prato, non ch'altri, t'agogna. »
(DANTE ALIGHIERI, Divina Commedia, Inferno, canto XXVI)
Pur nella stasi economica la città vive tra la fine del Trecento e il secolo seguente un periodo culturalmente ed artisticamente felice, arricchendosi soprattutto di preziose testimonianze rinascimentali. Così l’arte della lana è abbastanza attiva e già dal XIII sec. si parla di «stoffe pratesi». Ricorderemo la nota figura del mercante Francesco di Marco Datini (1335-1410), che torna in patria verso il 1382, arricchito dai negozi avignonesi, lascia alla sua morte, avvenuta nel 1410, beni valutati 80.000 fiorini da destinarsi alla costituzione di un «Ceppo», ossia fondazione, a favore dei poveri. Ser Francesco con centomila e più lettere e seicentomila cambiali conservate all’archivio di Palazzo Datini, sempre a Prato, è la fonte più ricca di notizie relative al Medioevo europeo per la storia economica. Da Avignone a Roma, nel Trecento, non c’era persona che non lo conoscesse nel mondo degli affari.
Dal XV secolo al XVIII secolo
Nel XV sec. la crisi demografica si accentua ma i pratesi non cessano di abbellire la città, in particolare la Cattedrale, dotandola di un nuovo pulpito del celebre Donatello e arricchendo la cappella centrale con un ciclo di affreschi di Filippo Lippi (1457-1504): nel 1493 esegue l'Apparizione di Cristo alla Madonna, forse in origine destinata alla chiesa di San Francesco; nel 1498 il Tabernacolo del canto del Mercatale e nel 1503, per il comune, una Madonna con Bambino e santi.
Il ‘500 è portatore di gravissime calamità per la città, che profittando della venuta di Carlo VIII, riesce a liberarsi dal giogo mediceo, stringendo alleanza con la Francia. Ma anche la Spagna nutre mire egemoniche nella penisola italica. Il cardinale Giovanni de Medici, futuro papa Leone X, dirige le operazioni militari e non volendo aggredire Firenze preferisce investire Prato, infatti teme che troppo alto sarebbe il tributo di sangue per la città che i Medici intendono riacquistare.
Nel 1512 si ha così il sacco di Prato compiuto dalle truppe spagnole, accorse per restaurare la spodestata signoria medicea. Ma fortunatamente la ripresa è abbastanza sollecita e le risorse vengono solo dall’interno, cioè dalla laboriosità del popolo pratese che riesce a tenere in vita l’arte della lana. La vita culturale viene risvegliata dall’abate Agnolo Firenzuola (letterato, Firenze 28 settembre 1493, Prato 28 giugno 1543) verso il 1536 che fonda l’Accademia dell’Addiaccio.
Il popolo segue con interesse il gioco della “pallagrossa” il cui scenario è la piazza del Duomo e i protagonisti sono i giovani appartenenti alle famiglie più importanti; ma lo spettacolo avviene solo in particolari solennità. Le preferenze del popolo minuto vanno al “gioco della gatta” che si tiene in Piazza S. Agostino o al “gioco del porco”, non privi di una buona dose di atrocità. Anche il più civile “palio dei barberi”, ossia una corsa di cavalli nelle strade cittadine è seguito con molta partecipazione. Altro passatempo consiste nel far ruzzolare forme di cacio da S. Niccolò fino in via S. Chiara.
Evento importante, anche se solo sul piano formale, è l’istituzione della Terra di Prato (così fino allora si chiamava) in città e in Diocesi, avvenuta nel 1653 per l'occasione viene fatta realizzare la Fontana del Bacchino da Ferdinando Tacca.
Se nel XVI e XVII sec. Prato vive un periodo di stasi, già nel Settecento, con la politica economica del Granducato di Toscana retto dai Lorena, che facilita l’attività tessile pratese, cominciano a delinearsi i presupposti della città moderna; infatti alcuni eventi lasciano una traccia indelebile nel campo culturale, come: l’apertura al pubblico della Biblioteca Roncioniana nel 1722 alla istituzione del Collegio Cicognini (il quale, avrà come studente Gabriele D’Annunzio e Curzio Malaparte). Sotto i Lorena le attività economiche, quali l’arte della lana ma anche quelle agricole conoscono un periodo abbastanza prospero.
Dal XVIII secolo al XIX secolo
Viene fondata a Prato, nel 1712 l’Accademia degli Infecondi, che oggi si chiama Società Misoduli. Gli Infecondi riescono a dare una spinta notevole allo sviluppo culturale della città, particolarmente nel campo del teatro e della musica. Questo gruppo di borghesi ha in pratica rifondato, e modernamente adeguato, le precedenti Accademie, una delle quali, quella dell’Addiaccio.
Nel 1780 viene nominato Vescovo di Pistoia e Prato Scipione de Ricci, il quale si adopera nel tentativo di razionalizzare l’ordinamento parrocchiale della diocesi, sopprimendo le chiese esuberanti e quelle prive di mezzi di sussistenza; riordina i Seminari di Prato e Pistoia.
Nei primi decenni del XIX sec. ha inizio la tipica meccanizzazione dell’industria e nella seconda metà del secolo si sviluppa la tipica attività locale della fabbricazione della lana rigenerata, ricavata dai residuati tessili.
Nell’ottobre del 1800 Prato rientra nell’orbita napoleonica, dapprima soggetto all’effimero regno dell’Etruria, in seguito sotto il governo di Elisa Baciocchi, sorella di Bonaparte, la quale nel 1809 visita la nostra città e viene festeggiata con fuochi d’artificio con alberi della cuccagna, detti dai francesi antenne. Prato non sfugge ai drammatici eventi europei del biennio 1814-1815. Ha appena salutato il festante rientro degli Asburgo-Lorena in Toscana nella primavera del 1814 che, nell’aprile dell’anno seguente, viene investita da circa 6000 soldati dell’esercito napoletano di Gioacchino Murat. I napoletani comunque si ritirano quasi subito, battuti dagli austriaci. E prima di darsele non fanno mancare – come sono soliti fare gli eserciti in rotta – le razzie e le violenze.
Col plebiscito del 1860, Prato entra a far parte della monarchia sabauda di Vittorio Emanuele II; intanto, non senza costi umani (orari prolungati, lavoro minorile, infortuni) ed ambientali, la città punta comunque le sue energie sull'edificazione di quella grande opera collettiva che è la sua industria tessile, autentica figlia di Prato.
Il giorno 11 febbraio 1886 il re d’Italia decreta che a Prato venga istituita la scuola professionale di tessitura e tintoria. Questa istituzione nota in tutto il mondo, porta il nome di Tullio Buzzi. Collocata in piazza Ciardi questa scuola viene trasferita in nuovi e più razionali locali nel viale della Repubblica nel 1975, alla cui inaugurazione interviene dall’Argentina la figlia del Buzzi alla quale il sindaco passa le forbici con un simpatico gesto per il taglio del nastro tricolore.
Il Novecento
Il ‘900 inizia con un fatto luttuoso di carattere nazionale di cui è protagonista un pratese, alludiamo all’uccisione del re Umberto I per mano dell’anarchico Gaetano Bresci. Grande è il turbamento e il disagio in città. Prato è ancora racchiusa nelle mura trecentesche, e circondata da ampi spazi a verde agricolo.
La prima guerra mondiale pretende da Prato un pesante tributo di sangue. Nella seconda guerra mondiale, altrettanto catastrofica, vede un’attiva resistenza partigiana che si distingue in molti episodi e paga il prezzo più alto con l’eccidio di Figline, quando 29 partigiani catturati dai tedeschi vengono impiccati. La seconda guerra mondiale provoca gravi distruzioni, anche nel centro storico, soprattutto a seguito dei bombardamenti nel 1944.
La liberazione della città avviene il 6 settembre del 1944 e, rapidissimo, un autentico capolavoro di ingegnosità, è il decollo post-bellico delle industrie pratesi ormai sempre più orientate al tessuto.
Dopo la consistente immigrazione proveniente dal Sud degli anni sessanta e settanta, a partire dagli anni novanta, la città è stata meta di un’immigrazione extracomunitaria molto consistente.
Dai primi anni '90 la città è sede di un importante polo universitario, con oltre 2000 studenti iscritti, denominato "Polo universitario Città di Prato", nato dalla collaborazione tra l'Università degli Studi di Firenze e una società consortile nata dalla collaborazione tra Enti locali (in primo luogo il Comune di Prato) e vari soggetti privati, il PIN, proprietaria dell'edificio (già sede del prestigioso Istituto T. Buzzi e ristrutturata per l'occasione) che ospita il polo. Presso di esso sono attivi alcuni corsi di studio facenti capo alle facoltà di Economia, Lettere e Filosofia, Ingegneria, Medicina e Chirurgia e Scienze politiche dell'ateneo fiorentino.
Piccolo accenno al dialetto pratese che non si discosta molto dal fiorentino. L'unica particolarità fonetica, tra l'altro diffusa in modo parziale, è l'eliminazione della t e della c intervocalica; si nota cioè una gorgia toscana particolarmente rafforzata. Ad esempio spettacolo e capìto diventano spettàolo e capìo.
Eleonora Maccarone
Bibliografia - Sitografia
Il Territorio Pratese
Prato è posta al centro di un'ampia vallata compresa tra le città di Firenze e Pistoia. La città sorge su di un territorio in prevalenza montuoso e collinare, adagiata sulle pendici dei monti della Calvana è attraversata dal fiume Bisenzio.
La provincia di Prato (istituita dal 1992) è la più piccola per estensione tra le province toscane, con una popolazione di quasi 240 mila abitanti dislocati in 7 comuni; confina a nord con l'Emilia-Romagna, a est e a sud con la provincia di Firenze e a ovest con la provincia di Pistoia.
L'economia pratese ha il suo punto di forza nel settore della produzione e della lavorazione dei tessuti: Prato è infatti conosciuta come importante centro laniero d'Italia e d'Europa.
Le industrie principali sono quelle dell'abbigliamento, alimentari e chimiche. Caratteristica è la lavorazione artigianale della ceramica.
Musei Pratesi
- Centro per l'Arte Contemporanea "Luigi Pecci"
- Museo del Tessuto
- Palazzo comunale
- Museo dell'Opera del Duomo
- Museo della Deportazione e Centro di Documentazione della Deportazione e Resistenza
- Centro di Scienze Naturali
- Museo di Scienze Planetarie
- Parco Museo Quinto Martini
- Galleria degli Alberti
- Museo della vite e del vino
- Museo Archeologico di Artimino
- Museo della Badia di Vaiano
- Museo di Luicciana
Chiese Pratesi
- Basilica Cattedrale di Santo Stefano (Duomo di Prato)
- Basilica di Santa Maria delle Carceri
- Chiesa e Convento di San Domenico
- Chiesa di San Francesco e Cappella Migliorati
- Chiesa dello Spirito Santo
- Monastero di San Vincenzo e Santa Caterina de' Ricci
- Oratorio di San Bartolomeo in Via Cava
- Oratorio di San Ludovico (Madonna del Buonconsiglio)
- Santuario della Madonna del Giglio
- Santuario di Santa Maria della Pietà
- Santuario di Santa Maria del Soccorso
Parchi e Giardini a Prato
- Parco e Centro di Scienze Naturali di Galceti
- Parco della Villa Medicea di Poggio a Caiano
- Parco Museo Quinto Martini (Carmignano)
- Villa Medicea “Lorenzo il Magnifico” (Poggio a Caiano)